Il concetto di carico e allenamento cognitivo è un sistema tornato in voga qualche anno fa, dove diversi allenatori si sono combattuti tra le più svariate metodologie di allenamento (una, su tutte, la psicocinetica).
Tuttavia, quello che possiamo tradurre nella velocità di risposta mentale, è un aspetto che da sempre è stato preso in considerazione, vista la sua importanza in ambiti di concentrazione, sviluppo mentale in un percorso di crescita o in un determinato sviluppo tattico.
La teoria del carico cognitivo richiama l’individuazione di quelle tecniche che possano indurre una riduzione del carico della memoria di lavoro, per facilitare il passaggio nella memoria a lungo termine l’acquisizione dei nuovi schemi d’azione o il miglioramento di quelli già sviluppati.
Questo, in quanto un sovraccarico della memoria di lavoro impedisce, di fatto, il passaggio di nuovi apprendimenti verso la memoria a lungo termine.
Diventa necessario, quindi, evitare che siano adottate istruzioni complesse di compiti di per sé complessi nelle prime fasce d’età, in quanto rappresentano un carico cognitivo spesso superiore alle possibilità della loro memoria di lavoro.
Il carico di lavoro deve essere pertinente, efficace, adatto e congruente con le fasce d’età, con i livelli di sviluppo mentale e con i compiti da realizzare.
L’utilizzo di consegne semplici e chiare, dovrebbe consentire, principalmente, la riduzione del carico cognitivo estraneo, in quanto libera la memoria di lavoro.
L’utilizzo di procedure di apprendimento meglio cadenzate e distribuite, determina una migliore gestione del carico intrinseco e una migliore distribuzione dei tempi di apprendimento, rispetto all’adozione di procedure di apprendimento intensive e concentrate.
Vediamo di seguito due proposte che hanno l’obiettivo, attraverso l’utilizzo di consegne semplici e pratiche, di stimolare l’attività cognitiva del giovane atleta in un contesto reale di gioco.
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