NUMERO UNO – ALLA SCOPERTA DEL RUOLO DEL PORTIERE

18° puntata: l’uscita di testa del portiere

In una visione moderna del gioco del calcio il ruolo del portiere sta subendo sempre di più delle modifiche per quanto riguarda azioni da svolgere e responsabilità da assumersi. Una di queste modifiche, sicuramente, è quella che vede un estremo difensore impegnato in una doppia fase: quella difensiva in cui ha il compito di parare (detto brutalmente) e quella offensiva in cui deve essere il primo attaccante della squadra.

Riguardo alla fase di non possesso c’è un aspetto che talvolta viene trascurato, perché non usuale da vedersi in campo, ma non deve essere tralasciato. Si tratta dell’ uscita di testa fuori dall’ area del portiere.

E’ chiaro che, trattandosi, come detto, di un gesto non certo usuale, l’uscita di testa di un portiere non sia considerata un aspetto primario e fondamentale. Ma è altrettanto vero che potendosi verificare in partita un situazione in cui è necessario intervenire in quel modo un portiere deve essere preparato sul “da farsi” anche circa questa situazione di gioco.

Ma quando un portiere interviene in uscita di testa fuori dall’ area di rigore?

In una situazione in cui la squadra avversaria è in possesso del pallone e la difesa ha il baricentro molto alto può capitare che chi è in possesso salti una linea di gioco e provi ad innescare i propri attaccanti che attaccano la profondità. In queste situazioni, dal punto di vista tattico, è importante che un portiere sia in una posizione tale per cui possa intervenire a sostegno della difesa. La distanza che il portiere deve avere rispetto al baricentro della linea difensiva deve essere, in questi casi, di 20/25 metri. Mantenendo questo distacco dai compagni di squadra il portiere ha la possibilità, nei casi in cui l’attaccante lanciato a rete sia in vantaggio rispetto al compagno di difesa, di intervenire con un’ uscita fuori dall’ area di rigore e risolvere la situazione allontanando il pallone.

Può capitare, poi, che il lancio in profondità abbia un certo rimbalzo e che quindi il portiere non possa intervenire con i piedi e sia costretto ad utilizzare la testa. Il colpo di testa non è certo una delle abilità tecniche fondamentali che si richiede ad un portiere ma è importante che un estremo difensore sappia come agire in questi casi.

Possono esserci due tipologie di palloni sui quali intervenire di testa: quello alto oltre la propria altezza e quello a mezz’ altezza sul quale bisogna intervenire addirittura in tuffo.

Nel primo caso il portiere deve intervenire come un vero e proprio difensore, cioè saltando ed utilizzando la fronte per impattare la palla e allontanarla, e poi “scappare” subito verso la porta eseguendo una corsa a passo incrociato il più velocemente possibile.

Nel secondo caso il portiere intervenendo in tuffo deve cercare di indirizzare lateralmente il suo colpo di testa in modo tale che il pallone finisca in un zona di campo dove tendenzialmente c’è meno densità di giocatori. In questo modo il portiere risolve una problematica alla squadra ed ha più tempo per tornare, sempre in corsa incrociata, verso la porta.

La corsa incrociata è un aspetto fondamentale per il rientro in porta perché consente al portiere di vedere dove finisce il pallone colpito ed eventualmente di intervenire se quest’ ultimo venisse calciato verso la porta stessa.

La lettura della traiettoria per un portiere non si limita solamente ai palloni aerei ma anche, in questi casi particolari, ai palloni lunghi lanciati in profondità dagli avversari. Oltre a saper come intervenire, quindi, un portiere deve essere anche allenato sulla lettura delle traiettorie ed è forse la cosa più difficile da sviluppare nel contesto di un allenamento di un estremo difensore.

Quel che è certo, in conclusione, è che un portiere deve sempre farsi trovare preparato. Anche ad intervenire con un colpo di testa!

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