Vincono sempre i più forti? Oppure è giusto il detto i pronostici sono fatti per essere ribaltati?
Partendo da una semplice definizione, sulla quale andremo poi ad approfondire, per superiorità qualitativa si intende il possesso di capacità tecniche, tattiche, muscolari o cognitive di un individuo o di un gruppo di individuo rispetto ad un altro individuo o ad un altro gruppo di individui.
La superiorità qualitativa viene percepita e valutata principalmente attraverso due fonti:
• l’osservazione – primo e più antico strumento attraverso il quale si possono fare delle valutazioni. Chiaramente l’osservazione è notevolmente influenzata dal soggetto adibito all’osservazione stessa, rendendola soggettiva, e dal numero di volte che si osserva un giocatore o una squadra, che non può essere occasionale.
• i dati – sicuramente più oggettivi e precisi rispetto all’osservazione, tuttavia potrebbero non corrispondere alla realtà o peccare di qualche sensazione.
Queste valutazioni vengono nella maggior parte dei casi effettuate sugli avversari a cura di uno o più membri dello staff dell’allenatore che, in sinergia con le sue richieste e con le esigenze della propria squadra, vanno a captare e riportare quanto utile per prepararsi al meglio alla sfida.
Occorre tenere in considerazione che questa superiorità può essere erroneamente associata a un concetto di pregiudizio dove, in fase di preparazione della partita può rischiare di sottovalutare gli avversari, se ci si ritiene superiori, o di darsi già per vinti.
Per concludere, la superiorità qualitativa non si intende specifica in una sola caratteristica o verso una sola persona specifica, bensì deve essere considerata in tutto il suo insieme e verso l’insieme della squadra avversaria e, attraverso la valutazione e lo studio, successivamente deve essere approfondita nelle caratteristiche singole per poter trarre un vantaggio specifico in gara.