“Non insegno mai nulla ai miei allievi. Cerco solo di metterli in condizione di imparare”.
Questa frase,riportata da Albert Einstein, rappresenta il primo mattone per una considerazione in merito ad una riforma dell’insegnamento calcistico (e non solo).
È sempre più viva la percezione della necessità di avere giocatori pensanti, adattabili, duttili, pronti a ricoprire più ruoli nell’arco di una partita, di una stagione, di una carriera. Considerare i bambini come semplici recipienti da riempire con nozioni, gestualità ripetute e movimenti programmati è anacronistico e inefficiente dal punto di vista didattico, poiché la ripetizione crea apprendimento a lungo termine solo se si ripresentano esattamente le stesse situazioni di partenza; condizione pressoché impossibile. In questo panorama di ancestrali certezze didattiche e pedagogiche, contraddistinto dalla metodologia direttiva, si affaccia una nuova didattica, basata sul rispetto delle LIBERTÀ dei bambini, dei loro tempi di crescita, delle loro esperienze personali, delle loro esigenze non solo calcistiche, delle loro differenze e delle loro debolezze.
La DIDATTICA ATTIVA si propone lo scopo di mettere il bambino al centro dell’esperienza conoscitiva (calcistica in questo caso), facendogli scoprire il proprio corpo, l’attrezzo e i compagni, nell’ambito di un percorso di crescita globale.Per farlo,l’allenatore non deve essere un distributore di conoscenze, bensì un osservatore dotato di conoscenze tecniche, motorie e tattiche, ma anche relazionali, emotive e didattiche; una guida che,nel rispetto dell’individualità del singolo, conduca il bambino sul sentiero dell’acquisizione del gesto, senza essere lui stesso a mostrarglielo. L’omologazione nella spiegazione e nell’effettuazione del gesto rappresenta un annullamento della personalità e delle inclinazioni personali; tendenze quanto mai pericolose in fase di crescita.
Parlando concretamente di campo l’allenatore dovrà, tramite l’allestimento di gruppi, garantire la massima libertà nell’esecuzione del gesto. Se è nostra intenzione “lavorare” su dominio, finta e dribbling non si insegneranno quindi “la forbice”, “l’affondo”, la “veronica” o altro, bensì si allestirà l’ambiente utile per la scoperta autonoma delle varie gestualità. Dai Piccoli Amici in poi, si chiederà di toccare la palla con parti diverse del piede (senza indicare quali); si diminuiranno poi gli spazi, oppure si proporrà la combinazione di due o più movimenti della palla o del piede lasciando libera inventiva al bambino; si progredirà inserendo ostacoli fissi nello spazio di gioco e, in seguito, un avversario a fronte di più possessori. Il regime ludico, con perdita o acquisizione di punti in funzione di vari comportamenti è essenziale.
Saranno i bambini stessi a proporre le regole per la gestione dei punti, partecipando direttamente alla loro esperienza conoscitiva.