Possiamo dare per assodato che il ruolo del portiere è il più particolare e delicato di tutto l’ambiente calcio, compresi non solo gli altri dieci giocatori, ma anche quello dell’arbitro, dell’allenatore e di tutti gli altri addetti ai lavori.
In maniera molto semplice, forse troppo semplice, il suo compito è quello di difendere l’ultima linea bianca compresa all’interno della porta, cercando di evitare di subire il gol.
Pertanto, in fase difensiva il suo ruolo è determinante, in quanto un suo errore comporterebbe subire una rete.
In fase offensiva può collaborare, essere di supporto alla costruzione e essere un sostegno capace di creare una superiorità numerica posizionale, rendendo fondamentale la sua capacità di giocare non solo con le mani, bensì con i piedi.
Sia in fase offensiva che difensiva, è l’unico giocatore che vede il comportamento di tutti gli altri ventuno giocatori. Le sue indicazioni saranno quindi fondamentale per lo sviluppo del gioco e per la gestione della fase difensiva, rappresentando una sorta di allenatore dentro il campo. Saranno così fondamentali le sue competenze non solo nel suo ruolo, ma di tutte le fasi.
Visto quanto premesso, si deduce immediatamente che il ruolo del portiere è complesso, sotto numerosi aspetti.
Occorre comprendere le sue complessità.
Rappresentano un ruolo solitario che deve dall’altra parte essere perfettamente integrato nella squadra.
Sembra un’antitesi, ma è proprio così: un portiere individualmente forte e psicologicamente preparato se non si integra con la squadra pecca in un pezzo di coesione che porterà i suoi difetti durante i momenti difficili della gara (esempio: fase di costruzione); un portiere sempre individualmente forte e perfettamente integrato con la squadra se dimostra una debolezza individuale questa si dimostrerà nei momenti dove egli si ritroverà da solo (esempio: calcio di rigore).
Concludiamo con una semplice riflessione, da sempre posta ogni domenica:
<< quando un portiere para un rigore è merito del portiere o colpa dell’attaccante? >>