NUMERO UNO – ALLA SCOPERTA DEL RUOLO DEL PORTIERE

19° puntata: l’evoluzione del ruolo del portiere da estremo difensore a calciatore completo

Il ruolo del portiere di calcio, così come questo sport in generale, ha subito nel corso degli anni una grande evoluzione. I cambiamenti di regolamento e la conseguente interpretazione degli stessi da parte di calciatori e allenatori ha fatto si che anche il ruolo del portiere diventasse da prettamente difensivo a doversi occupare di entrambe le fasi del gioco.

Se prima al portiere era richiesta solo la difesa della porta, con gli estremi difensori che si occupavano solamente di impedire agli avversari di segnare e/o al massimo di uscire sui palloni aerei, e questo è stato fino a circa alla prima metà degli anni 2000, negli ultimi quindici anni il ruolo è cambiato radicalmente.

Per un decennio circa, tra il 2005 ed il 2015, al portiere è stata richiesta sia la difesa della porta che dello spazio, fungendo anche da “libero” aggiunto a supporto della difesa. Il portiere-libero, oltre ad occuparsi volgarmente di parare, gioca con un baricentro molto alto, a circa venti metri da dove si trova la linea di difesa, ed è pronto ad intervenire sui palloni in profondità sui quali la difesa viene scavalcata o tagliata fuori.
Negli occhi di tutti gli appassionati e non del ruolo, l’immagine del portiere-libero è sicuramente rappresentata dal tedesco Manuel Neuer che nell’ era moderna è sicuramente uno dei maggiori interpreti di questa evoluzione del ruolo. In realtà, molti anni prima di Neuer, ci sono stati dei precursori, anche se a dire il vero dei casi isolati, già negli anni ’70. L’ olandese Jongbloed, storico portiere dell’ “arancia meccanica” del calcio totale, e l’argentino Gatti furono i primi ad adottare uno stile di gioco a supporto della difesa.

Come detto l’evoluzione del gioco è continua e negli ultimi cinque/sei anni anche i portieri sono stati chiamati in causa da un nuovo cambiamento: la costruzione del gioco. Se negli anni ’90, quando è stata introdotta la regola per cui su un retro-passaggio il portiere avrebbe dovuto gestire la palla con i piedi, era un classico vedere un estremo difensore calciare la palla il più lontano possibile adesso è (quasi) una prassi vedere il portiere rendersi parte attiva nella costruzione del gioco. Viene perciò chiesto al portiere non solo di difendere la porta e lo spazio ma anche di essere “giocatore”.

Di cosa si occupa, dunque, il portiere moderno? Sicuramente conosce le situazioni di gioco nelle sue tre fasi, si allena sia con l’allenatore dei portieri ma anche con la squadra, è abile con i piedi in quanto è spesso chiamato in causa con questo fondamentale ed, inoltre, si muove da “pedina” di costruzione nella zone dove il gioco lo richiede.

A causa di tutti questi cambiamenti è interessante sapere come un portiere, al giorno d’oggi, si occupi per il 30% di difesa della porta e dello spazio e per il restante 70% di gioco, attivo o inattivo, e transizioni positive.

Il portiere moderno deve essere un portiere veloce, abile nel saper leggere gli sviluppi di gioco e nell’ anticipare così la sua decisione sulla scelta da fare. In sintesi un calciatore completo a tutti gli effetti.

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