Ma ve la immaginate una squadra di undici allenatori? Tutti a dare indicazioni. Chi vuole giocare arroccato
in difesa e chi vuole scapicollarsi in attacco. Chi predilige il fraseggio e chi la verticalizzazione immediata. In
una squadra di undici mister si può giocare un calcio fatto di marcature a uomo e zone miste. Ho provato a
immaginare undici allenatori in campo, e forse ne è uscito un catenaccio totale.
1. DINO ZOFF (Mariano del Friuli – Italia). Seppur come allenatore non abbia inciso nella storia calcistica
mondiale, ha diritto ad essere il guardiano di questa squadra per due cose che volano più in alto di
qualsiasi tattica: la sua dignità nel rassegnare le dimissioni dalla nazionale dopo l’Europeo del 2000 a
causa delle dichiarazioni di un politico che si sentiva allenatore, ma soprattutto per avere avuto come
suo vice una delle persone più pure della storia calcistica: Gaetano Scirea.
2. ENZO BEARZOT (Aiello del Friuli – Italia). Quando si parla di gruppo bisogna partire da lui, considerato
un padre dai suoi ragazzi, che lui difendeva a prescindere e all’occorrenza bacchettava, ma sempre con
gli occhi di un genitore. E col cuore. Il suo cuore di Vecio.
3. NEREO ROCCO (Trieste – Italia). Figlio di un macellaio, partito dalla provincia e salito sul tetto del mondo
senza mai lasciare il suo bicchiere di vino rosso per un flûte di champagne. Un allenatore che creava
empatia coi suoi ragazzi. In dialetto triestino.
4. RINUS MICHELS (Amsterdam – Olanda). Il padre del calcio totale. Colui che ha cambiato il modo di
vivere sul campo di gioco creando una filosofia di pensiero basata su un concetto sconosciuto fino al
suo avvento: lo spazio.
5. NILS LIEDHOLM (Valdemarsvik – Svezia). Già allenatore in campo. Precursore dei tempi tattici. Fine
psicologo. Quello che vediamo oggi in campo lui lo aveva già proposto dalla sua panchina. Il possesso
palla che chiamava ragnatela. L’uscita coi difensori dai piedi buoni. Entrambi i terzini che salivano. Un
antesignano.
6. ARRIGO SACCHI (Fusignano – Italia). Non devi essere stato cavallo per essere un bravo fantino. Questo il
suo approccio al calcio. La zona pressing il suo marchio di fabbrica. Ha cambiato la mentalità calcistica
italiana creando una corrente di pensiero. Visionario.
7. HELENIO HERRERA (Buenos Aires – Argentina). Se Mourinho oggi è lo Special One sappia che mezzo
secolo prima di lui c’è stato qualcuno che dalla panchina ha fatto giochi di prestigio: il Mago.
14. JOHAN CRUIJFF (Amsterdam – Olanda). L’unico uomo della storia del calcio a marchiare a fuoco la storia
della tattica prima da calciatore, poi da allenatore e infine da dirigente. Un creatore di futuro. La sua
parola tattica ancora è viva e vegeta. La parola di un Profeta.
9. ALEX FERGUSON (Glasgow – Scozia). Il connubio perfetto tra panchina e scrivania. L’uomo decisionale
per eccellenza che ha portato nel futuro il calcio d’oltremanica col suo ruolo da manager.
10. MÁRIO ZAGALLO (Maceió – Brasile). Il suo nome passa troppo spesso sotto traccia, anche perché con
Pelé è difficile prendere la scena, ma pochi come lui hanno inciso per decenni nel calcio brasiliano e
mondiale. Da calciatore ha svolto un ruolo da equilibratore nel centrocampo della Seleção. Da
allenatore è riuscito a gestire tatticamente fuoriclasse e personalità abituate solo al fútbol bailado, che
lui ha esaltato come singoli in un contesto di squadra. Il primo a vincere un mondiale sia da giocatore
che da allenatore. Fuoriclasse.
11. VALERY LOBANOVSKY (Kiev – URSS). Quando era esploso il calcio totale olandese, oltre la cortina di
ferro era nato il seme del calcio universale del Colonnello. Uno dei primi a portare la tecnologia nella
gestione di una squadra. Precursore.
ALLENATORE: VITTORIO POZZO (Torino – Italia). Uomo di cultura elevatissima. Giornalista, manager,
ufficiale degli Alpini, poliglotta, viaggiatore, studioso di calcio ma non solo. Due mondiali e una olimpiade
quando i 5 cerchi valevano una Rimet, oltre a due volte la Coppa Internazionale, precursore del campionato
Europeo. Vero condottiero di uomini. Il commissario tecnico più vincente della storia. Non poteva che
essere lui il Mister dei Mister.
PANCHINA: per portare imprevedibilità ci sono sempre i panchinari, quelli che con la propria genialità
possono cambiare la partita, e qui seduti troviamo BÉLA GUTTMANN (Budapest – Ungheria) e BORA
MILUTINOVIĆ (Bajina Bašta – Jugoslavia) due giramondo capaci di adattarsi a qualsiasi clima e latitudine
calcistica e non, ed ovunque di lasciare un’impronta tattica e morale. ZDENĚK ZEMAN (Praga –
Cecoslovacchia) l’unico allenatore che ti può far salire sul suo ottovolante tattico chiamato Zemanlandia.
BRIAN CLOUGH (Middlesbrough – Inghilterra) un coach amato e odiato allo stesso tempo, capace di vincere
più coppe dei campioni che scudetti col Notthingam Forest, e di vincere lo scudetto con due squadre
diverse partendo dalla Second Division. E per ultimo il primo, il padre di tutti gli allenatori, il creatore del
“sistema” l’antenato della tattica: HERBERT CHAPMAN (Kiveton Park – Inghilterra).
Emiliano Fabbri “el buitre”